31 ottobre
E' online il PUZZLE della Superiora generale per il mese di Novembre:
Vivere una preghiera aperta alla partecipazione dei laici, che ci renda vicine e solidali con ciò che succede nel mondo e alle necessità dei fratelli e delle sorelle, che ci porta a maturare relazioni di amicizia con i laici e a offrire al Signore insieme ad essi le gioie e le sofferenze dell’umanità.
(Dimensione sacerdotale: n° 11–pag. 49)
Approfondendo la Decisione sullo stile di vita Atti dell’XI CG
Vivere una preghiera aperta alla partecipazione dei laici, che ci renda vicine e solidali con ciò che succede nel mondo e alle necessità dei fratelli e delle sorelle, che ci porta a maturare relazioni di amicizia con i laici e a offrire al Signore insieme ad essi le gioie e le sofferenze dell’umanità.
(Dimensione sacerdotale: n° 11 – pag. 49)
La riflessione di oggi è in stretto collegamento con il “pezzetto” del mese scorso. Siamo sempre sul tema della preghiera. Ma oggi, la Decisione ci invita ad “una preghiera aperta alla partecipazione dei laici”.
Certamente non si tratta soltanto del semplice “invitare” ogni tanto qualche laico “a pregare con noi”, ma di instaurare uno “stile” di relazione con loro che ha alla base la comune esperienza di fede, la comune esperienza spirituale carismatica.
Questo implica metterci “alla pari”, accanto, come fratelli e sorelle, in uguaglianza e allo stesso tempo complementarietà. Superare il senso di “superiorità religiosa” (da parte nostra), e quello di “inferiorità religiosa” (da parte dei laici) per fare esperienza di Dio insieme.
Le nostre comunità spesso vivono una pericolosa tendenza all’autoreferenzialità, sia nelle relazioni, sia nell’apostolato, sia nella preghiera. Un test molto semplice per sapere il grado di apertura, di universalità, di “decentralità” di una comunità, è quello di “ascoltare” come prega, per chi e per cosa si prega nelle nostre orazioni spontanee…
Rimango sempre positivamente colpita quando ho l’opportunità di condividere la preghiera con le Monache Trappiste di Vitorchiano. Sono Suore di stretta clausura e di vita veramente esigente, ma nelle loro preghiere si respira il mondo, si sente l’universalità, la loro “presenza” orante e contemplativa nelle vicende dell’umanità. Come si prega bene con loro!
E le nostre “preghiere”? Quali frontiere hanno? Magari arrivano alle frontiere della propria parentela, al massimo di qualche vicino o conoscente, o una qualche richiesta generica… E mi domando: può essere questa la preghiera di una “orionina” che anche nella preghiera ha un “cuore senza confini”?
La presenza dei laici, e ancor di più, dei laici orionini, nelle nostre comunità è una benedizione e una provvidenza. Loro ci rendono più “vicine e solidali con ciò che succede nel mondo e alle necessità dei fratelli e delle sorelle”, perché il “luogo” per eccellenza della loro vocazione sono proprio le vicende quotidiane del mondo, degli uomini e delle donne del nostro tempo, della nostra città, del mondo del lavoro e della famiglia… tante volte estranee alle nostre “piccole” realtà e problematiche comunitarie. Pregare con loro, fare un ritiro insieme ai laici, condividere la Parola di Dio può donare alla comunità un “soffio” di aria fresca, di realismo e vicinanza con le situazioni concrete della gente. Ci aiutano a ridimensionare le nostre piccole o grandi problematiche, ad aprirci e a solidarizzare con le “periferie esistenziali” che aspettano la carità della nostra preghiera e della nostra azione.
Inoltre, metterci senza paura in un cammino spirituale insieme ai laici, “porta a maturare relazioni di amicizia con loro”, basate sui valori cristiani e carismatici comuni alle nostre diverse vocazioni. Ci apre a un dialogo e a una riflessione matura, profonda, spirituale, cioè, a una vera “amicizia” che cerca il bene e l’aiuto reciproco per vivere con fedeltà la propria vocazione senza interferire, ma facendo crescere ognuno nella propria vocazione. Mi domando se certe “amicizie” che instauriamo con i laici che frequentano le nostre comunità sono veramente fondate sulla roccia di Cristo e di Don Orione… o sono uno sfogo, una fuga alla nostra incapacità di creare fra di noi, Suore, relazioni autentiche, vere, fiduciose, di amicizia fra di noi? Quanto siamo aperte a questo tipo di relazione con i laici? Come sono le relazioni personali o comunitarie che stabiliamo con i laici? Quanto c’è di amicizia vera e spirituale e, quanto, alle volte, c’è di interesse personale, di strumentalizzazione, di immaturità affettiva, di non testimonianza nella relazione con i laici (anche se orionini)?
Solo attraverso “relazioni mature” potremo “offrire al Signore insieme ad essi le gioie e le sofferenze dell’umanità”, perché saremo posizionati sullo stesso piano guardando lo stesso orizzonte, quello di “Instaurare omnia in Christo”.
Ormai abbiamo superato (spero!) le chiusure mentali e le barriere fisiche nei riguardi dei nostri laici, condividendo con loro in forma naturale e rispettosa spazi comunitari, feste, eventi… ma non dimentichiamoci della nostra prima forza spirituale comune: metterci insieme in ginocchio a lodare il Signore e a intercedere per l’umanità. Da questa sorgente nascerà dopo l’amicizia vera e il servizio generoso ai poveri. Rivediamo personalmente e comunitariamente questo punto, con sincerità e veracità. Ci animiamo anche a leggerlo e valutarlo insieme ai nostri laici? Buona riflessione!
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