03 marzo 2014
“La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione”
(Papa Francesco)
Carissime sorelle,
Dopo questo tempo di silenzio oggi mi rivolgo ad ognuna di voi, innanzitutto per ringraziarvi della vostra vicinanza fraterna e per le preghiere che avete fatto e ancora fate per la mia salute. Posso dire che la Divina Provvidenza ha agito amorosa nelle mani dei medici e di quanti hanno collaborato al mio ricupero. Grazie di cuore!
Oggi ci convoca l’inizio imminente del tempo di Quaresima, che ci preparerà alla grande celebrazione della Risurrezione di Cristo, nostro Salvatore e Redentore.
La frase che ho messo a capo di questa lettera: “La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione”, che troviamo nel Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2014, è la cornice di questa riflessione che voglio condividere con voi.
Guardiamo Cristo povero
Il Papa ci invita fin dall’inizio del suo pontificato ad incarnare in noi la povertà. Sicuramente tutte ricordiamo con piacere una delle sue primissime espressione: “vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Parole che lungo questo primo anno del suo ministero pietrino, abbiamo visto incarnate con coraggio e coerenza nella sua persona. È facile entusiasmarci e applaudire l’esempio del Papa, ma più difficile è imitarlo, vivendo, assumendo, testimoniando.
Nello stesso Messaggio per questa Quaresima, Papa Francesco dice: “non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole”[1]. Tante volte constato con dolore, quanto siamo lontane da questo ideale! Quanto siamo lontane dalla vita concreta che la gente comune, che le famiglie, che i poveri, devono affrontare giorno dopo giorno per sostenere la famiglia, per conservare il lavoro, per guadagnarsi il pane, per accedere a servizi medici degni, per offrire ai figli una educazione adeguata… Quanti sacrifici! Quante rinunce! Quante insicurezze e angosce per il domani! E noi? Quanta esperienza di una “povertà che duole” facciamo? La Congregazione ci offre troppe sicurezze e il nostro rischio è proprio quello di “dimenticare” e di allontanarci dalla realtà vivendo una vita spesso troppo superficiale e comoda, troppo “facile”, magnificando i nostri poveri sacrifici e rinunce, convertendo in “montagne” piccoli problemi, quando in realtà niente ci manca, niente ci è negato, niente ci costa… Una volta una persona mi ha detto, con un poco di ironia, anche se pure con un poco di verità: “voi, religiosi, fate voto di povertà, e noi la viviamo”! Forte, vero? Magari un poco esagerato? Ma guardiamoci attorno…
Sorelle, come possiamo in questo modo vivere la Quaresima? Come possiamo guardare “in faccia” il Cristo che “si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà” (cfr. 2Cor 8,9), Colui che “essendo ricco spogliò se stesso facendosi uno di tanti” (cfr. Fil 2,7)? Non bastano i sentimenti, ci vuole la coerenza della fede! Ci vuole guardare Cristo povero e “spogliarci” di tutto ciò che ostacola, che impedisce di camminare speditamente nella sua “sequela”.
Durante il tempo di Avvento abbiamo meditato sulla castità, e già in quella riflessione potevamo intravvedere che non c’è vera castità senza vera povertà. Il Signore dirà nel Vangelo: “là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21).
Se il nostro cuore e tutta la nostra vita non si specchia nel volto dolce e sofferente di Cristo povero, del Cristo spogliato, sicuramente si specchia in “altre” cose, in “altri” idoli, sicuramente è pieno di “altri” interessi, bisogni, ambizioni, desideri… E queste cose non ci sazieranno mai! Non ci daranno la gioia, la serenità, la pace, la libertà!
La novità di Papa Francesco è proprio il suo modo radicale e coerente di vivere il Vangelo, la povertà evangelica, di essere povero. Questa è la sua profezia con la quale sta trascinando il mondo!
Sposare la povertà…
“Sull’esempio del nostro Fondatore amiamo la povertà come saldo muro dell’Istituto, convinte che sposare la povertà vuol dire incarnare la vita dei poveri. Ci impegniamo quindi a dare testimonianza di povertà comunitaria e, se necessario, cercheremo nuove forme per esprimerla”[2]. Per Don Orione la povertà e carità vanno di pari passo.
Nel mistero dell’Incarnazione Dio ha “sposato” la nostra povertà e così, facendosi uno di noi e come noi, si è reso fratello, vicino, prossimo. Solo nella piccolezza e nella povertà possiamo avvicinare tutti: poveri e ricchi, grandi e piccoli, santi e peccatori. La povertà avvicina, la ricchezza separa; l’umiltà approssima, la superbia allontana. Tutti possono avvicinare una persona semplice, povera, pura. La povertà evangelica ci rende liberi “spogliandoci” dagli idoli, dal superfluo, dalla “miseria”.
Don Orione ha capito molto bene che solo “sposando la povertà” si può andare dietro i passi del Maestro. La povertà ci rende libere, generose, aperte. Il cuore povero è sensibile, solidale, disponibile. Il vero “povero” sa che tutto è grazia, che tutto è dono gratuito di Dio Provvidente, è riconoscente verso tutti e si dona senza risparmio, senza egoismi, senza calcoli umani.
In questo senso anche la “povertà” (come la castità) si risolve nella “carità”. Dio abita e agisce nei cuori spogliati e poveri; è Lui la perla preziosa del povero, il tesoro dal quale si parte verso il fratello e la sorella con lo stesso amore con cui si è amati da Dio.
Il povero è per natura generoso. Questa è una esperienza che mi colpisce sempre, visitando i paesi africani. Come la gente povera accoglie e celebra la presenza del forestiero offrendo i doni dalla loro povertà! Ricordo in Kenya, in Madagascar o in Costa d’Avorio, la processione di gente che, in occasione di qualche visita o professione religiosa, ti avvicinano portando una colomba, una gallina, un ricordo tipico, due uova, una busta con soldi… Tutte cose che servono alla loro sussistenza, ma che, di fronte al valore della presenza dell’altro, non esitano di privarsi e gioiosamente donano. Non ti offrono il loro avanzo, ma si spogliano di ciò che a loro serve! Ma questo si impara guardando Gesù, tenendo Lui e solo Lui come modello: “potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà”[3].
Infine, per Don Orione, era vitale che la Congregazione “sposasse la povertà”; era questione di vita o di morte. Lui stesso dirà: “Finché la Congregazione amerà la povertà e la vivrà, la Congregazione prospererà e sarà benedetta dal Signore: quando la nostra piccola Congregazione lascerà di essere povera, cesserà di compiere la missione che Dio le ha affidato… Non rilassate, tenete forte: tenete forte su questo spirito e la Congregazione andrà avanti, progredirà finché ci sarà lo spirito di povertà…”[4].
Alla scuola del Maestro…
Carissime sorelle, la Quaresima è un forte invito a “ripartire da Cristo e fare esperienza di Lui”[5]. È impossibile vivere questo tempo forte in altro modo che non sia “centrandoci” in Gesù. Il centro non sono le penitenze, i digiuni, l’astinenza, i silenzi… il centro è Gesù Cristo! Tutto il resto, avrà senso e sarà fruttifero solo se avrà come principio e come fine Gesù, il diventare come Lui, lo spogliarci di tutto ciò che non è Gesù, di tutto ciò che non combacia con i suoi sentimenti e con il Suo stile di vita.
La Lettura del Profeta Gioele, che si ascolta il Mercoledì delle Ceneri, è un forte invito per noi: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio” (Gl 2, 12ss.).
“Ritorniamo”, quindi, sulla via del discepolato, sui passi di Gesù!
“Ritorniamo” alla sua scuola se ci siamo allontanate, se abbiamo spostato il centro della nostra vita, se abbiamo scambiato il “Tesoro” per altri “tesori”! Dio ci aspetta, perché ci ama: “egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura” (Gl 2, 12ss.).
Mettiamoci con rinnovato entusiasmo e decisione alla “scuola del Maestro” e facciamo nuova esperienza dei “suoi pensieri, parole, sentimenti, atteggiamenti, gesti, scelte… del Suo stile”[6]. Questo è il cammino di vera conversione al quale ci invita la Quaresima. Questo è “lacerare il cuore e non le vesti”!
Facciamo memoria del nostro primo “sì” con il quale abbiamo aderito alla chiamata di Gesù a seguirlo più da vicino; facciamo memoria degli impegni che liberamente abbiamo accolto e pubblicamente professato con i voti di castità, di povertà, di obbedienza e di carità. Rimettiamoci come vere “discepole” alla sua sequela e purifichiamo in questo tempo di speciale grazia, che è la Quaresima, l’immagine Sua che deve riflettersi in noi.
Il Papa sogna una Chiesa “povera e per i poveri”, una Chiesa “povera e missionaria”.
Sogniamo anche noi una Congregazione “povera e per i poveri”, una Congregazione “povera e missionaria”, rigenerata prima di tutto in ognuna di noi.
Guardiamo in questo tempo, come dice il Papa, le nostre miserie materiali, morali e spirituali. Sottomettiamo la nostra vita ai valori del Vangelo e del carisma, e facciamo le purificazioni necessarie senza la paura del “dolore”, ricordando che “la vera povertà duole”, che la vera “spogliazione” duole, la vera “conversione” duole! Non serve una conversione all’acqua di rose, contenta con alcune penitenze comunitarie, alle volte ridotte al minimo, andiamo al cuore della cosa: alla conversione “dolorosa” della nostra vita!
Sorelle, il tempo è breve, lo sperimentiamo quando ci troviamo di fronte alla malattia e alla paura della morte! L’ho sperimentato anche io in questo tempo! Quindi, andiamo avanti tutte insieme, rimettiamoci alla scuola di Gesù, guardando solo Lui e a partire da Lui andiamo ai fratelli e alle sorelle a comunicare l’esperienza gioiosa e bella della misericordia, del perdono e dell’amore vero e sincero, l’esperienza dell’Amore trasformante e tenero di Dio, nel Suo figlio Gesù che, fatto uno di noi, ci amò sino alla fine. Il tempo è breve! Non lo sprechiamo in cose inutili, in parole inutili e in azioni inutili!
Invito tutte a riprendere in mano in questo tempo il Messaggio del Papa, e in modo speciale a riprendere le Costituzioni, particolarmente gli Art. 25 a 33, a meditarle, ruminarle, farle oggetto di confronto personale e comunitario; a organizzarvi come comunità tenendo presente gli Art. 34 e 37 delle Norme generali presenti negli Atti dell’XI Capitolo generale nella pag. 59-60, e a fare delle scelte secondo lo “spirito” e non secondo la “lettera”; scelte che ci aiutino alla conversione e non a conformarci solo con la pratica esteriore.
Aiutiamoci reciprocamente in questo cammino di conversione e di santità vera.
Possono aiutarci alcune domande, da riflettere sia personalmente come comunitariamente:
3. Come uso dei beni materiali che la Provvidenza mi offre? Con quale senso di appartenenza e con quale trasparenza li gestisco? Come rendo conto e metto a disposizione della Congregazione/comunità ciò che ricevo per donazione o per diritto (stipendi, pensioni, offerte, regali…), incarnando così la vita dei poveri e il vero spirito di famiglia?
4. Il Papa dice: “diffido di una elemosina che non costa e che non duole”. Quale tipo di Vita religiosa, di povertà e di dono di me stessa scelgo nel quotidiano? Quella che “duole” o quella che “piace”?
5. Come impegnarmi seriamente a rinnovare la Professione religiosa, e incarnare la povertà, sposandola, rendendola non solo affettiva, ma anche effettiva, per collaborare ad una Chiesa/Congregazione “povera e per i poveri e missionaria”?
Carissime sorelle, queste sono solamente alcune mie riflessioni che nascono dall’osservazione e dall’ascolto delle nostre realtà. Sono spesso motivo di preoccupazione guardando una Congregazione che si avvicina ai 100 anni di Fondazione e che ha una grande e bella missione nella Chiesa. La Congregazione dipende da ognuna di noi, da ogni piccola suora missionaria della carità. Quindi, auguro a tutte che questa Quaresima risvegli in ognuna l’amore a Cristo, l’amore alla Congregazione, l’amore alla vocazione liberamente ricevuta e accolta, l’amore fra di noi e l’amore ai poveri.
Che guardando Gesù e mettendoci umilmente e docilmente alla sua scuola arriviamo alla Pasqua rinnovate nella mente, nel cuore e nello spirito e offriamo alla Chiesa il dono della nostra conversione.
Maria Ss.ma ci accompagni in questo cammino. Lei che è stata sempre accanto al Figlio, sarà anche sempre accanto a noi per orientarci e incoraggiarci.
Saluto fraternamente, mi affido ancora alle vostre preghiere e siamo unite nel comune ideale della santità.
Vostra sorella in Cristo:
Sr. M. Mabel Spagnuolo
Superiora generale
Buenos Aires, 1 marzo 2014.
[1] Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014.
[2] PSMC, Costituzioni, Art. 27
[3] Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014.
[4] PSMC, Costituzioni, Art. 33.
[5] PSMC, Atti XI Capitolo generale, Decisione sullo stile di vita, n. 1, pag. 44.
[6] PSMC, Atti XI Capitolo generale, pag. 44.
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Della breve vita di Suor M. Plautilla, vissuta nel lavoro, nella preghiera e nell'offerta silenziosa di sè, rimangono solo pochissime immagini che presentiamo in questa Gallery.
Don Arturo Perduca nacque a Corvino San Quirico (Pavia) il il 26 maggio 1875. Fu Direttore spirituale delle Piccole Suore Missionarie della Carità. Morì a Tortona (Alessandria) il 3 dicembre 1960 a 85 anni di età. È tumulato nella cripta del Santuario della Madonna della Guardia in Tortona.
"Il canonico Arturo Perduca ... fu alunno del seminario di Tortona ove conobbe e strinse amicizia con Luigi Orione, di tre anni maggiore di lui.
Divenne sacerdote nel 1898. Dedicò le sue prime attività sacerdotali ai malati dell’ospedale di Tortona e ai seminaristi di cui fu il padre spirituale. Ebbe successivamente incarico di varie parrocchie e fu nominato membro del Capitolo della cattedrale che gli valse il titolo di “canonico”.
Nel 1924, diede realizzazione a un desiderio che da tempo coltivava e fece i voti religiosi divenendo membro della Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione. Continuò anche in Congregazione il ministero a lui piùcongeniale di padre spirituale dei chierici e soprattutto delle Piccole Suore Missionarie della Carità, per le quali divenne mediatore dello spirito di Don Orione.
Nel 1938-1939, sostenuto da Don Orione, poté vedere realizzata la costruzione del santuario della Madonna di Caravaggio a Fumo, nel terreno donato dalla sua mamma e costruito con il lavoro manuale dei Chierici orionini. Dal1946, fu rettore del santuario della Madonna della Guardia di Tortona.
Si spense nel clima mariano della novena dell’Immacolato, la sera del 3 dicembre 1960. La sua salma è tumulata nella cripta del Santuario di Tortona, accanto agli altri primi illustri Confratelli della Congregazione".
(Don Flavio Peloso. Omelia in occasione dei 50 anni della morte di don Perduca - 14 novembre 2010)
pdf Ricordo di Don Arturo Perduca (2.2 MB)
pdf pdf 50 Anni dalla morte di Don Perduca. Di Sr. M. Leonina Garavena (215.65 kB)
pdf Don Perduca e le PSMC dai MDO (messaggio di Don Orione) n. 27 (198.15 kB)
pdf Alcune citazioni di Don Orione al canonico Perduca sulle PSMC (79.08 kB)
pdf 2 lettere del canonico Perduca alle PSMC (161.94 kB)
28 novembre 2013
«Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”
(Lc 1,35).
Carissime sorelle,
l’anno 2013, che sta ormai arrivando alla fine, è stato per tutte noi carico di eventi e di celebrazioni significative per la vita della Chiesa e della nostra Congregazione; due “sorprese di Dio”, le dimissioni di Papa Benedetto XVI e la lezione di Papa Francesco, la Visita stabilita in tutta la Congregazione, l’inizio del secondo anno di preparazione al Centenario di Fondazione, la Beatificazione dei Martiri spagnoli, l’apertura dell’anno missionario orionino ad Aparecida (Brasile), il centenario della nascita della nostra Venerabile Sr. M. Plautilla Cavallo, l’incontro, realizzato ultimamente a Roma, di Consiglio allargato con la presenza di tutte le Superiore provinciali e regionali…
Ma, l’evento ecclesiale più rilevante ed universale, credo, che sia stato l’Anno della Fede, concluso la domenica di Cristo Re, e che ci ha offerto la profonda opportunità di rinnovarci nel vissuto, nella testimonianza e nell’impegno radicale della fede. Unito a questo evento abbiamo accolto con gioia la prima Enciclica di Papa Francesco “Lumen fidei”, che sicuramente tutte abbiamo già letto e gustato, e in questi giorni l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”.
Dice il Papa: “Nella fede, dono di Dio, virtù soprannaturale da Lui infusa, riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto, che una Parola buona ci è stata rivolta e che, accogliendo questa Parola, che è Gesù Cristo, Parola incarnata, lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia”[1].
E sono queste le parole ed il contesto, nei quali apriamo le porte alla nostra riflessione per il Tempo di Avvento, che oggi iniziamo: un grande Amore ci è donato, Gesù Cristo, Parola incarnata nel seno di Maria, Madre e Vergine purissima[2]. Il mistero dell’incarnazione, che mette contemporaneamente al centro Gesù, Parola incarnata, e Maria, seno verginale che l’accoglie, tempio purissimo e fecondo, nel quale il Creatore esperimenta l’essere creatura. Ma troviamo una terza figura fondamentale: Giuseppe, l’uomo giusto e casto, innamorato del “Mistero”, anche lui reso fecondo dalla stessa fecondità verginale di Maria, sua sposa.
Verginità: è ancora un valore?
Viviamo tempi, in cui la secolarizzazione e le sue conseguenze hanno invaso tutti gli ambiti della vita delle persone, senza distinzione alcuna. Diceva Papa Benedetto XVI: “La secolarizzazione, che si presenta nelle culture come impostazione del mondo e dell’umanità senza riferimento alla Trascendenza, invade ogni aspetto della vita quotidiana e sviluppa una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana. Questa secolarizzazione non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. Snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti. Essi vivono nel mondo e sono spesso segnati, se non condizionati, dalla cultura dell’immagine che impone modelli e impulsi contraddittori, nella negazione pratica di Dio: non c’è più bisogno di Dio, di pensare a Lui e di ritornare a Lui. Inoltre, la mentalità edonistica e consumistica predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale”[3].
Di fronte a questa realtà, mi domandavo: Quale significato ha la celebrazione del Mistero del Dio fatto uomo nel seno di una Vergine? Cosa significa per la nostra gente, e per noi stesse, il mistero di Maria e di Giuseppe, accogliendo nella loro “verginità” il Figlio di Dio? Che valore ha oggi la “verginità” di Maria e di Giuseppe? e il nostro voto di castità?
L’impressione è che si rifletta ben poco, nel tempo natalizio, sul “mistero” e sul “valore” e ci si lasci trascinare da questa “cultura secolarizzata”, consumistica ed edonista, che riduce senza scrupoli, il Natale, a regali, a cene, brindisi, fuochi… di “superficialità ed egocentrismo”.
Secondo questa mentalità edonistica e consumistica, la scelta della castità e della purezza, non è un “prodotto” interessante, non trae “guadagno”, “piacere”, “godimento”, ancora meno se si parla di un “per sempre” o “in perpetuo”; l’offerta totale e radicale della vita non ha senso nella società del “culto all’individuo”, nella “cultura dell’immagine”, dove “Dio è di fatto assente” (“morto”), confinato alla periferia della vita o escluso e dove parole come “offerta”, “sacrificio”, “trascendenza” sono estranee o, semplicemente, cancellate dal vocabolario e dalla vita.
Inoltre, la promozione del “benessere” diffusa in forma incommensurabile attraverso le tecnologie della comunicazione, con l’esaltazione e l’invito al possedere, al potere e all’erotismo, come uniche vie (o quasi) per raggiungere la felicità, rendono ancora più “controcorrente” una proposta evangelica di vita bassata sulla bellezza della castità e del dono di sé.
Continua Benedetto XVI: “in questo contesto culturale, c’è il rischio di cadere in un’atrofia spirituale e in un vuoto del cuore, caratterizzati talvolta da forme surrogate di appartenenza religiosa e di vago spiritualismo”.
E noi, consacrate, non siamo assolutamente fuori di questi rischi!
Dice fortemente Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica appena pubblicata: “mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?”[4].
Quindi, ciò che Papa Benedetto dice per la Chiesa, lo diciamo per noi: la secolarizzazione non è una minaccia esterna, ma si manifesta già da tempo dentro di noi e nel seno delle comunità rischiando anche noi di cadere nell’atrofia spirituale, nel vuoto del cuore, nel vago spiritualismo…!
Castità e purezza di vita
Ci inoltriamo così nella riflessione sul vissuto del Voto di castità e della purezza di vita.
Don Orione ci ha lasciato tante parole al riguardo. Vorrei che, contestualizzando ovviamente il “linguaggio” utilizzato da Don Orione, rileggiamo alcuni brani di una lettera scritta ai suoi “figli prediletti” riscoprendo, più che la “lettera”, lo “spirito” sottostante, e che può molto bene illuminare e attualizzare la nostra riflessione sulla castità[5]. Dice Don Orione:
“Figlioli miei in Gesù Cristo, fate in modo che tutto il cuore, l’anima e la mente sia di Dio, e tutta la vita vostra sia mortificata e pura e vestita di luce, di candore e della grazia di Gesù Cristo.
Raccomandatevi sempre alla SS. Vergine. Figlioli miei in Gesù Cristo, che lo sguardo, l’andatura il tratto, il tono della voce, la natura delle parole, tutto insomma riveli in noi tale illibatezza e santità di vita, che il mondo abbia a dire stupefatto...
Non scordiamoci un solo momento della presenza di Dio…
Noi saremo gratissimi a Dio e di ammirabile edificazione e buon esempio, e spargeremo come un profumo di buon odore che inviterà tutti alla virtù, se saremo perfettamente modesti e riservati, pure mostrandoci non selvatici, ma cortesi ed educati e civili…
Tutte le virtù, miei figli prediletti, voglio che siano da noi praticate, ma quanto alla bella virtù, alla purità, voglio che sia la virtù speciale nostra, e per questo vi esorto alla Comunione quotidiana, alla divozione filiale alla Madonna, alla preghiera, alla fuga da ogni relazione pericolosa, e alla mortificazione…
Il nostro aspetto, il nostro sguardo, il nostro contegno, le nostre parole, tutto il nostro modo di fare deve spirare castità e angelica virtù”[6].
Don Orione voleva che la “purezza” sia “la virtù speciale nostra”, esortandoci con frequenza alla “vigilanza”, vivendo sempre nella “presenza di Dio” e dando testimonianza nella “modestia, riservatezza, cortesia ed educazione” per guadagnare la credibilità e la fiducia della gente e fra di noi. Diceva, nella stessa lettera: “Il mondo ci guarda sempre con occhi di lince: guai se ci trova addosso un nonnulla da poterci criticare a questo riguardo! D’un neo ne fa tosto una macchia d’olio incancellabile”[7].
Oggi come ieri il mondo “guarda” e “attende” la nostra coerenza, trasparenza e rettitudine. Basta pensare al successo mediatico che ottengono certe notizie che vedono coinvolti membri della Chiesa in fatti di economia o di scandali sessuali!
Ma anche Don Orione ci offre una intuizione ancora più profonda, non riducendosi al solo aspetto “sensuale”: “tutto il cuore… tutta l’anima… tutta la mente… lo sguardo, l’andatura, il tratto, il tono della voce, la natura delle parole… tutto in noi…”. La “castità”, la “purezza”, quindi, sono come la “terra”, dove germoglieranno anche la “povertà” e l’”obbedienza” e dove matureranno i frutti della “carità”.
Ricordo qualche anno fa, dialogando con P. Carlo Molari sull’intervento che doveva fare al nostro Capitolo generale del 2005, ad un momento mi fa la domanda: “ma, il vostro Voto di carità, cosa aggiunge al vostro Voto di castità?”. Questa sua considerazione mi fecce interrogare e approfondire il senso di questa inaspettata domanda: certamente, se la nostra “castità” non si risolve nella “carità” significa che è una “pianta” sterile. La “carità”, alla quale noi ci leghiamo con “voto”, è per noi il “modo”, “lo stile” di vivere la “castità” elevando e potenziando al massimo la nostra relazione sponsale con Cristo e la nostra relazione materna-fraterna con gli altri: amare e servire Dio nei poveri, piegandoci con caritatevole dolcezza sulle loro ferite, spargendo carità e beneficando, con cuore di sposa, di sorella, di madre[8].
“Purezza”, “castità”, “verginità”… diventano “stile di vita”, “stile di relazioni fraterne”, “stile di servizio ai poveri”… L’autenticità della castità e della purezza della nostra vita, si rivela, in modo particolarmente chiaro, nel modo come ci relazioniamo con noi stesse, fra di noi e con gli altri. Il cuore “puro-casto” è naturalmente inclinato al bene, alla misericordia e all’amore, perché, il senso ultimo non è solo nella “rinuncia della sessualità (o genitalità)”, ma nell’accoglienza dell’Amore trasformante di Dio che chiede la scelta libera e liberante, gioiosa e feconda, di Cristo come unico Sposo.
Il cuore “impuro-edonista”, è un cuore inquieto e diviso, chiuso ed egoista (da “zitella” [9]), dal quale escono sguardi, gesti e parole pungenti e aggressive, giudizi temerari, critiche e diffamazioni, pettegolezzi, gelosie e rivalità, avidità per il potere e per l’avere; è autoreferenziale e schiavo del “culto” alla propria immagine, promotore di discordie e divisioni. È l’iniquità dell’io “egoico-bellico”[10] che sommerge nella tristezza e nell’insoddisfazione, anche se è pieno di “cose”.
Il cuore “puro”, è un cuore sereno e indiviso, aperto e oblativo, abitato da quella Carità che “è paziente, benigna; che non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità; tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13,4-7). È la bontà dell’“io relazionale” che ricolma di gioia e di pace, anche nella rinuncia e nella povertà.
È il cuore purissimo e verginale di Maria che l’ha resa “madre” del Figlio, e l’ha aperta all’universalità. Maria mai condanna, mai ferisce, mai divide, perché è “casta”, perché è “vergine”, perché è “pura”, perciò è anche Madre dei peccatori!
È il cuore casto di Giuseppe che l’ha reso “padre” del Figlio di Dio, libero dall’“ombra” del dubbio, del sospetto, del pensiero egoista. Giuseppe crede e si consegna, e in questo modo è partecipe della “maternità verginale” di Maria, sua sposa amata.
Dalla purezza del cuore possono nascere solo atteggiamenti e comportamenti “casti e puri”, verso Dio, verso gli altri, verso sé stessi.
Alla scuola di Maria
Le porte dell’Avvento, si aprono con la Solennità dell’Immacolata. Maria è purissima fin dalla sua concezione, perché così Dio, fonte di ogni bellezza e purezza, ha voluto prepararsi una Madre, un seno incontaminato dalla tendenza egoista e bellica che porta in sé il peccato; si è preparato il seno verginale e puro, capace di accogliere nella fede e nell’amore, Sé stesso, il Dio Trinità, e di ridarlo alla luce nell’Uomo nuovo Gesù, relazionale, fraterno e comunionale.
Maria è per noi “scuola” di purezza e di accoglienza, e in questa “scuola” vogliamo plasmare la nostra vita, mentre ci prepariamo alla celebrazione del Mistero del Natale.
Maria non ha paura della nostra “impurità”, del nostro “edonismo”, del nostro “io bellico-egoico”; lei è Madre, lei vuole lavare e purificare con la sua tenerezza materna, quanto rende la nostra “terra” sterile e infeconda.
Lei vuole insegnarci a diventare “vergini pure e feconde”, dove il Mistero dell’Incarnazione si rinnovi e sia ri-presentato al mondo d’oggi attraverso la nostra vita trasformata in purezza di pensiero, purezza di sentimenti, purezza di relazioni, purezza di carità. E Dio nascerà ancora oggi in noi, e per noi nascerà, illuminerà e risanerà tutte le “periferie esistenziali” che sono in noi, nelle nostre sorelle, nelle nostre comunità, nelle nostre realtà, nell’intera umanità soggiogata dalla schiavitù del secolarismo.
Lascio concludere a Don Orione, attraverso alcuni bellissimi brani di un suo scritto del 1936:
“Alla scuola di Maria. Esultiamo tutti nel Signore, o fratelli, e celebriamo le virtù della Beata Vergine Maria, della cui gloria gioiscono gli Angeli.
Se si guarda al complesso delle nostre inclinazioni morali, mi pare che di tre virtù abbiamo bisogno: di umiltà, purezza e carità. - Agli sfrenamenti dell'orgoglio il freno dell'umiltà: a quelli del senso il freno della purezza: all'egoismo lo slancio della carità.
Ma l'ideale della virtù, campato in aria, ci lascia freddi. Noi abbiamo bisogno di esempi, di modelli. Orbene, Maria, non è solo il dolce nome che fa vibrare le corde più riposte del cuore, perché Madre di Dio e nostra…, ma anche perché Ella ci porge il modello insuperabile della virtù.
Il bello ideale dell'umiltà , della purezza, della carità noi lo sorprendiamo in Maria SS.ma, in quei fatti che l’Evangelo con tanta sapienza ci ha tramandati. (…) L'umanità, allorché vaneggia nella superbia, dilaga nel torrente limaccioso della sensualità. (…) Ma chi ci darà le belle generazioni di uomini casti? Maria, o fratelli, Maria! Questa virtù la impariamo da Maria. (…) E il suo cuore non s’è chiuso, no alla bontà, agli affetti alti e gentili. Nel cuore di Maria arse la fiamma della carità, d’un amore puro, santo, universale. Il suo amore lo ha dato a Dio, a quel Dio che é carità, e dinanzi al quale impallidiscono tutti gli altri amori, come al comparir del sole impallidiscono tutte le altre stelle.
Ai piedi della culla di Gesù, ai piedi della Croce di Gesù troviamo Maria: Madre di Dio, il suo cuore è tutt'uno con la vita e col cuore di Dio. (…) E in Dio Ella amò di ardente amore gli uomini: d'un amore, dopo quello di Cristo, che rimase insuperato.
Lasciamo il fatto delle nozze di Cana, che rivela tutta la tenerezza di Maria, l'amore premuroso che strappa al Figlio il primo miracolo, amore delicato, che fa il beneficio e lo nasconde, per non fare sentire ai beneficati il peso della riconoscenza.
Oh qual scuola di vita aperse a tutte le generazioni umane Maria SS.!”[11]
Nell’attesa di una “nuova umanità”
Carissime sorelle, il tempo dell’Avvento è per sua natura tempo di “attesa”. Gesù, l’uomo nuovo, si incarna oggi in noi, nello stile di vita delle nostre comunità. Gesù vuole nascere come “nuova umanità” in questi contesti di secolarismo, di edonismo, di consumismo. Solo se permettiamo che il Verbo si faccia carne ancora una volta, in noi, trasformi i nostri cuori, i nostri schemi mentali e spirituali, i nostri stili relazionali attuali, le nostre dinamiche di evangelizzazione, solo così, potremo offrire, come Maria, la “novità” del Natale, e non sarà un “altro” Natale in più come tanti altri. Siamo noi il “seno materno e casto” di quella “creazione che geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Rm 8,22) e che “geme interiormente” nell’attesa della “nascita” di una nuova umanità relazionale e pura.
Oggi siamo noi “Maria e Giuseppe”, che nella fede, contro le leggi del “normale”, del ciò che “è sempre stato”, della “mentalità rigida” diffusa e collaudata dagli “anziani di Israele”, siamo chiamate a fare la scelta coraggiosa del “nuovo”, nel quale Dio vuole incarnarsi. A dare espressione in noi ad una più radicale “purezza di vita”, ad una “verginità” fecondata dallo Spirito Santo, che sia “segno di contradizione” in mezzo alla cultura dominante, che respiriamo ogni giorno, sfidando ogni forma di relativismo, di genericismo e superficialità.
Dipende da noi, dal nostro “voler” personale e comunitario, che “questo” Avvento sbocci in un “evento di luce e di salvezza”. Nessuno lo farà per noi! E la Chiesa e la Congregazione ci spingono in questo coraggioso salto spirituale.
Invito tutte noi ad abbandonarci, come Maria, sotto “l’ombra dell’Altissimo” e a “non temere”, lasciarci “fecondare”, lasciarlo fare a Lui in noi, per noi e con noi.
In questo itinerario di Avvento vi propongo alcune riflessioni, aiutate da domande (che allego alla fine) e dalla proposta di organizzare e celebrare comunitariamente, prima o dopo il Natale, la “Settimana del Deo gratias!”, nella quale chiederemo a Maria di lavare e purificare gli occhi del nostro corpo, del nostro pensiero, delle nostre relazioni e, con lo sguardo purificato, “ringraziare” la bellezza che Dio ha messo in noi stesse, nelle sorelle e nelle persone che ci avvicineranno in quella settimana. Ogni comunità proporrà creativamente il “come” motivarsi e attivarsi.Il giorno di Natale ci trovi unite in un corale: “DEO GRATIAS!” per l’Amore fatto carne, Gesù, Figlio di Dio, il figlio di Maria e di Giuseppe.
“O Maria, Madre e Signora mia,
affido a te la mia anima e il mio corpo,
la mia vita e la mia morte e ciò che verrà dopo.
Metto tutto nelle tue mani.
O Madre mia, copri col tuo manto verginale la mia anima
e concedimi la grazia della purezza del cuore,
dell'anima e del corpo e difendimi
con la tua potenza da tutti i nemici.
O splendido Giglio, Tu sei il mio specchio, o Madre mia[12]”. Amen.
Auguro a tutte un fecondo cammino di Avvento e i più fervidi desideri di un Natale sereno e gioioso.
Fraternamente e in comunione di preghiere:
Sr. M. Mabel Spagnuolo
Superiora generale
Roma, Casa generale, 27 novembre 2013.
Guida per aiutarci a dialogare:
(Nota: è conveniente, se è possibile, dividere la comunicazione in 2 o 3 momenti comunitari, preceduti dalla riflessione personale, affinché il dialogo sia più ricco)
Per la riflessione personale: |
Per la riflessione comunitaria: |
Verginità, è ancora un valore? |
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- Quali segni di edonismo, consumismo, culto dell’immagine, cultura del “benessere” scopro in me?
- Come utilizzo con distacco, vigilanza, prudenza e responsabilità, i mezzi di comunicazione che ho a mia disposizione? |
- Come è entrata “nel seno della nostra comunità” la secolarizzazione con tutti i suoi effetti? (edonismo, consumismo, culto della persona, cultura del “benessere”, uso dei mezzi di comunicazione digitale) (concretamente).
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Castità e purezza di vita. |
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- Come vivo personalmente la trasparenza, la rettitudine, l’impegno di amore sponsale ed integro a Cristo, unico Sposo?
- Rileggo la relazione di Marco Guzzi dagli Atti dell’XI Capitolo, pag. 77 a 84. - Faccio un elenco degli atteggiamenti e comportamenti che scopro in me, che rivelano:
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- Cosa ci colpisce dalle parole di Don Orione sulla “bella virtù, la purità”?
- Come sono le nostre relazioni fraterne, nell’ottica di una castità che sboccia nella carità?
- Quanto c’è in noi di “egoico-bellico”? e Quanto c’è di “relazionale-comunionale”? (nelle relazioni fra di noi e nelle relazioni apostoliche con gli altri: assistiti, personale laico, famiglie, vicini, ecc.) |
Alla scuola di Maria |
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- Cosa ci insegna Maria sulla purezza di vita?
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Nell’attesa di una “nuova umanità” |
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- Cosa possiamo “generare” nella nostra comunità affinché da questo “Avvento” sbocci un “evento” di vita nuova, di stile nuovo? (impegno comunitario concreto)
- Organizziamo la “Settimana del Deo gratias!”
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[1] Papa Francesco, Lettera Enciclica “Lumen fidei”, n. 7.
[2] Seguendo il mio Piano generale di animazione del sessennio, come ricorderete, l’anno scorso abbiamo centrato le nostre riflessioni sul voto di obbedienza nella “docibilitas”, questo anno ci soffermeremo sul voto di castità, ed il prossimo anno sarà sul voto di povertà.
[3] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’Assemblea plenaria del Pontificio consiglio della cultura, Sala Clementina, 8 marzo 2008.
[4] Papa Francesco, Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 24 novembre 2013, n. 100.
[5] Questa lettera di Don Orione, anche se rivolta ai FDP, la troviamo nel libro “Don Orione alle PSMC”, data la profondità e bellezza della sua riflessione sulla castità e purezza di vita.
[6] Scritti, 52,33-36; Lettera scritta da Tortona, il 3 agosto 1920, ai fratelli sacerdoti, ai chierici e probandi: “Lettera (voleva essere una nota, invece diventò una lettera) da leggersi due volte in chiesa – al posto della lettura spirituale – durante gli Esercizi di Brà – 1920”.
[7] Scritti 52,33.
[8] Cfr. PSMC, Costituzioni Voto di carità, arts. 42 a 46.
[9] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti all’Assemblea plenaria dell’UISG, Aula Paolo VI, 8 maggio 2013: “la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo. La castità per il Regno dei Cieli mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio. Ma, per favore, una castità “feconda”, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre”.
[10] Cfr. Guzzi Marco, Relazione alle PSMC, durante l’XI Capitolo generale, Atti XI Capitolo generale, pag. 77-84.
[11] Cfr. Scritti 80,156-159.
[12] Santa Faustyna Kowalska, Preghiera a Maria.
Leggi la circolare:
L'ABBRACCIO DI DON ORIONE è una casa di accoglienza per neonati che si trova a Genova. La struttura, gestita dalle Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione) e da laici volontari, si affianca alle strutture già esistenti sul territorio per tutelare la vita e la maternità.
Nata nel 2006, accoglie bambini abbandonati tra 0 e 6 mesi in attesa di affidamento e madri con bambino...
PROGETTO NEONATI
Accoglienza di bambini abbandonati da 0 a 6 mesi posti sotto la tutela del Tribunale per i Minorenni e in attesa di affidamento.
Una casa per loro per… seguire il neonato nel post partum garantendo affetto, cure, calore, stimoli e pieno benessere; costituire una valida alternativa all’ospedalizzazione; consentire il recupero della figura materna; dare tempo alla soluzione dei problemi della madre; consentire una scelta di affido o adozione serena.
PROGETTO MADRE BAMBINO
Realizzazione di una comunità di alloggio per madri con bambini che privilegi le ragazze madri minori favorendone il reinserimento nell'ambito scolastico e nella società attraverso la ricerca di lavoro con progetti personalizzati.
Una casa per madre e bambino per… tutelare il neonato attraverso la tutela della madre; trovare soluzioni percorribili per la realizzazione di una maternità consapevole ed autonoma.
Con il tuo contributo potrai aiutare la Casa d’accoglienza ad acquistare beni di prima necessità per i bambini (latte, pannolini..) e alla manutenzione della struttura in modo che possa essere un nido sicuro per i bambini
c/c postale n. 68779594
intestato a: Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione)
Via Monte Acero, 5 – 00141 Roma
IBAN: IT 24 D 07601 03200 000068779594
Causale: UMOPS – Abbraccio DO
---------------------------
Banca Popolare di Milano
IBAN: IT 37 U 05584 03203 000000009390
intestato a: Casa Generalizia Piccole Suore Missionarie della Carità
Causale: UMOPS – Abbraccio DO
Le Piccole Suore Missionarie della Carità svolgono la propria attività pastorale ed evangelica nella Diocesi di Boac nell’Isola di Marinduque (Filippine).
Questa missione è di recente fondazione e svolge la propria attività nella Parrocchia San Isidore Labratore nella zona di MOGPOG, che comprende una popolazione di 33.341 abitanti.
Per facilitare il lavoro della comunità e consentire un più facile raggiungimento dei luoghi in cui si svolge l’attività pastorale ed evangelica della comunità delle suore, non sempre raggiungibili con mezzi pubblici e dislocati su un ampio territorio, è emersa la necessità di acquistare un’automobile.
Un più agevole trasporto delle persone e del materiale utile alla realizzazione dell’attività della missione consentirà alle suore:
pdf Scheda progetto (254.44 kB)
c/c postale n. 68779594
intestato a: Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione)
Via Monte Acero, 5 – 00141 Roma
IBAN: IT 24 D 07601 03200 000068779594
Causale: UMOPS – Acquisto auto Filippine
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Banca Popolare di Milano
IBAN: IT 37 U 05584 03203 000000009390
intestato a: Casa Generalizia Piccole Suore Missionarie della Carità
Causale: UMOPS – Acquisto auto Filippine
Giovedì 21 novembre 2013: una serata per degustare cibo thailandese e dare un aiuto!
Nel corso della serata promossa dal Centro Benessere Baan Sabai di Roma, che ha offerto un buffet desgustazione thailandese, è stata realizzata dall'Associazione Il Sole Sotto onlus, in collaborazione con l'UMOPS, una raccolta fondi, ad offerta libera, il cui ricavato è stato devolutoalla Casa d'Accoglienza "L'ABBRACCIO DI DON ORIONE".
Nel corso della serata è stata raccolta la somma di
€ 900, che sarà utilizzata per l'acquisto di beni di prima necessità (latte, pannolini..) e per la manutenzione della struttura in modo che possa essere un nido sicuro per i bambini.
Un GRAZIE di cuore a tutti coloro che hanno preso parte alla serata, al Centro Benessere Baan Sabai per aver organizzato la serata e averci ospitato e all'Associazione onlus "Il Sole Sotto" per aver adottato il progetto!!!
pdf Pieghevole evento (629.93 kB)
pdf Accogliere la vita…
Abbracciare la vita…
L'ABBRACCIO DI DON ORIONE è una casa di accoglienza per neonati che si trova a Genova. La struttura, gestita dalle Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione) e da laici volontari, si affianca alle strutture già esistenti sul territorio per tutelare la vita e la maternità.
Nata nel 2006, accoglie bambini abbandonati tra 0 e 6 mesi in attesa di affidamento e madri con bambino...
PROGETTO NEONATI
Accoglienza di bambini abbandonati da 0 a 6 mesi posti sotto la tutela del Tribunale per i Minorenni e in attesa di affidamento.
Una casa per loro per… seguire il neonato nel post partum garantendo affetto, cure, calore, stimoli e pieno benessere; costituire una valida alternativa all’ospedalizzazione; consentire il recupero della figura materna; dare tempo alla soluzione dei problemi della madre; consentire una scelta di affido o adozione serena.
PROGETTO MADRE BAMBINO
Realizzazione di una comunità di alloggio per madri con bambini che privilegi le ragazze madri minori favorendone il reinserimento nell'ambito scolastico e nella società attraverso la ricerca di lavoro con progetti personalizzati.
Una casa per madre e bambino per… tutelare il neonato attraverso la tutela della madre; trovare soluzioni vie percorribili per la realizzazione di una maternità consapevole ed autonoma.
Il Progetto prevede la costruzione di due pozzi a Manankasina e a Mandiavato in Madagascar.
Tale iniziativa permetterà di affrontare l’emergenza acqua permettendo complessivamente a 7.000 di reperire un bene essenziale, permettendo loro sia di soddisfare i bisogni primari, sia di incrementare le risorse economiche.
Inoltre, il pozzo di Mandiavato sarà utile al dispensario, che si intende costruire per dare assistenza medica.
Per sostenere le spese si è potuto fare affidamento sul generoso contributo dell’Associazione Amici e Volontari di Don Orione, il cui contributo ha sostenuto i costi di costruzione del pozzo di Mandiavato.
Alla realizzazione dei pozzi sta contribuendo anche la comunità locale, prestando la propria attività manuale.
c/c postale n. 68779594
intestato a: Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione)
Via Monte Acero, 5 – 00141 Roma
IBAN: IT 24 D 07601 03200 000068779594
Causale: UMOPS – Pozzi Madagascar
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Banca Popolare di Milano
IBAN: IT 37 U 05584 03203 000000009390
intestato a: Casa Generalizia Piccole Suore Missionarie della Carità
Causale: UMOPS – Pozzi Madagascar
In Madagascar il problema della sanità, collegata al mondo femminile, è di estrema priorità e la formazione socio-culturale può fornire risposte concrete alle esigenze locali.
Il progetto prevede il conseguimento di una laurea in medicina ed è volto a fornire la possibilità a due Piccole Suore Missionarie della Carità di Don Orione di Roma di poter esercitare poi la professione medica in un contesto sociale altamente degradato.
I corsi si svolgono presso l’Università di Antananarivo.
Il personale medico nell’isola è carente: rappresenta la risposta immediata agli interventi di pronto soccorso riuscendo, tra mille difficoltà, a portare avanti le attività riguardanti la prevenzione di malattie epidemiche causate dalle condizioni di estrema povertà nelle quali versano gli abitanti di Antananarivo.
Il Progetto è sostenuto completamente da Fondazione Rita Levi Montalcini onlus.
pdf Scheda progetto (219.54 kB)