16 marzo
Oltre seimila giornalisti hanno partecipato in Aula Paolo VI all'udienza con Papa Francesco, che ha voluto ringraziare gli operatori della comunicazione per il faticoso e prezioso lavoro svolto.
"Un ringraziamento particolarmente sentito va a quanti hanno saputo osservare e presentare questi eventi della storia della Chiesa tenendo conto della prospettiva più giusta in cui devono essere letti, quella della fede. - ha affermato - Gli avvenimenti della storia chiedono quasi sempre una lettura complessa, che a volte può anche comprendere la dimensione della fede. Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato."
Il Papa ha sottolineato l'attenzione prestata dalla Chiesa all'opera dei giornalisti in quanto oltre alla capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze attuali, offre elementi per una lettura della realtà. Un lavoro che necessita di studio, sensibilità, esperienza, ma comporta anche una particolare attenzione verso la verità, la bontà e la bellezza. "questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. - ha continuato Papa Francesco - Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade".
A conclusione del suo discorso il Papa ha spiegato con una semplicità disarmante il perchè della scelta del nome Francesco. "Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico. Quando la cosa stava diventando un po’ "pericolosa", lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, è giunto l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi ha abbracciato e mi ha detto: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. l’uomo che ama e custodisce il Creato, in questo momento in cui noi abbiamo con il Creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci da questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!"