11 agosto
“La violenza non si sconfigge con altra violenza. Dona la pace, Signore, ai nostri giorni!"... il Santo Padre continua a mantenere alta l'attenzione su quanto sta accadendo in Iraq, mentre cresce l’allarme per la situazione umanitaria nel nord del paese.
Le minoranze cristiana e yazida sono in fuga dalle violenze e le persecuzione dei jihadisti dell’Isis e la pressione internazionale spinge affinchè si formi un nuovo governo di coalizione che coinvolga tutte le componenti etniche del Paese.
La situazione dei civili che si sono spinti nelle zone di montagna del nord dell'Iraq per sfuggire alle persecuzioni dei jihadisti è sempre più difficile e gli aerei militari americani stanno provvedendo a paracadutare nuovi carichi di viveri e di acqua. Il pentagono riferisce di aiuti destinati a migliaia di iracheni bloccati “sui monti Sinjar”, senza specificarne il numero preciso. Le ultime cifre stimano almeno 100mila sfollati, 20mila dei quali avrebbero trovato una via di salvezza nel Kurdistan iracheno. Nel mirino dei miliziani dello stato islamico restano gli yazidi e i cristiani, questi ultimi sono confluiti in migliaia per lo più ad Erbil, principale città Kurdistan.
Sul fronte politico resta lo stallo a Baghdad per la formazione di un governo di unità nazionale. Washington ha ribadito il pieno appoggio al presidente iracheno, Fuad Massum, che ha intimato al parlamento di nominare un premier, minacciando lo scioglimento dell’assemblea, e nei confronti del quale il premier Nuri al Maliki intende sporgere denuncia per aver violato la Costituzione. Al Maliki non intende infatti rinunciare al tentativo di formare per la terza volta un esecutivo.
(fonte: news.va)