27 dicembre
Sono da meditare le parole che Papa Francesco in questo tempo di Natale rivolge ai cristiani e a tutta umanità. Le sue parole toccano il cuore e avvicinano a quel Dio che “ha assunto la nostra fragilità, la nostra sofferenza, le nostre angosce, i nostri desideri e i nostri limiti. Il messaggio che tutti aspettavano, quello che tutti cercavano nel profondo della propria anima, non era altro che la tenerezza di Dio: Dio che ci guarda con occhi colmi di affetto, che accetta la nostra miseria, Dio innamorato della nostra piccolezza” (Messa della Notte di Natale).
Nel messaggio “Urbi ed Orbi” del 25 dicembre, il Papa parla di sofferenza in diverse parti del mondo, sottolineando in particolare quella dei bambini. E conclude: “Che con la sua mansuetudine questo potere divino tolga la durezza dai cuori di tanti uomini e donne immersi nella mondanità e nell’indifferenza, nella globalizzazione dell’indifferenza. Che la sua forza redentrice trasformi le armi in aratri, la distruzione in creatività, l’odio in amore e tenerezza. Così potremo dire con gioia: «I nostri occhi hanno visto la tua salvezza»”.
Invece, il 26 dicembre, all’Angelus in Piazza San Pietro, nella festa di Santo Stefano ha detto: “I cristiani perseguitati ancora oggi sono nel cuore di Cristo e della Chiesa”. E ha chiesto a tutti: “Preghiamo in modo particolare per quanti sono discriminati, perseguitati e uccisi per la testimonianza resa a Cristo. Vorrei dire a ciascuno di loro: se portate questa croce con amore, siete entrati nel mistero del Natale, siete nel cuore di Cristo e della Chiesa”. “E se non tutti sono chiamati, come Santo Stefano, a versare il proprio sangue - ha aggiunto il Papa - “ad ogni cristiano però è chiesto di essere coerente in ogni circostanza con la fede che professa”, quindi di “pensare, sentire e vivere come cristiano”.