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Martedì, 06 Febbraio 2018 09:23

Milano: le PSMC in Duomo per la Giornata della Vita Consacrata - omelia Mons. Delpini

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06 febbraio

anteprima3 0602018Nella Diocesi di Milano, il 2 febbraio, è stata celebrata in Duomo la 22° Giornata mondiale della Vita Consacrata con la Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Mons. Mario Delpini.

All’inizio della Santa Messa, S.E. Monsignor Paolo Martinelli, vicario episcopale per la vita consacrata ha rivolto il saluto all’Arcivescovo in occasione del XXII Giornata Mondiale della vita Consacrata e per la Solennità della festa della presentazione di Gesù al tempio.

L’omelia dell’Arcivescovo ha sottolineato che la consacrazione è la vita di speranza che guarda oltre le nostalgie del passato e le frenesie del presente:

“Nel paese di Nostalgia non ci sono albe, ma solo tramonti; non ci sono eventi, ma solo commemorazioni; non ci sono sogni, ma solo ricordi; non ci sono santi con cui vivere in comunione, ma solo defunti da rimpiangere come irrimediabilmente assenti.

Nel paese di Nostalgia abita il Rimpianto di quello che si è perduto e la gente è abituata a dire: “Allora sì che eravamo tanti! A quei tempi sì che era bello e tutti erano devoti e onesti e generosi! Ai miei tempi i mestieri si facevano bene e le feste erano vere feste. Una volta le famiglie erano unite, gli uomini erano uomini e le donne erano donne. Quand’ero bambino, quand’ero bambina eravamo tanti e c’erano giovani per tutti, per fare famiglie e per consacrarsi al Signore! Ah che tempi i miei tempi!”

 

Nel paese di Nostalgia abita l’Orgoglio di quello che si è realizzato, delle imprese compiute, delle strutture avviate: “Quante cose abbiamo fatto per questo paese! Se non ci fosse stata la nostra scuola, il nostro ospedale, la nostra casa per gli orfani, per i disabili, chi ci avrebbe pensato? Quante cose ho fatto! Quanti libri ho scritto! Quanti soldi ho raccolto! Quanti paesi ho visitato! Per quante persone ho fatto da mangiare!”

Nel paese di Frenesia non si distingue tra il giorno e la notte, tra l’alba e il tramonto, tra la domenica e il lunedì; non ci sono fratelli e sorelle, ma solo collaboratori e personale; non c’è tempo da perdere girovagando nel paese di Frenesia: il passato è morto e sepolto. C’è il presente da vivere, c’è solo il presente, è importante essere concreti ed efficienti.

Nel paese di Frenesia abita la Fretta perché siamo diventati pochi e poche e il lavoro è rimasto quello di prima, anzi si è complicato. Non vale quindi la pena di perdersi in discussioni e riunioni, aggiornamenti e confronti: ho il mio lavoro da fare, i miei ragazzi da seguire, le mie faccende da sistemare.

Nel paese di Frenesia abitano le funzioni, più che le persone: si cercano prestazioni più che rapporti di fraternità, si considerano le attitudini di ciascuno, piuttosto che la vocazione a conversione, è importante l’efficienza piuttosto che la santità, si cercano risultati soddisfacenti piuttosto che gioie condivise e parole di sapienza.

Per liberare Nostalgia dalle sue malinconie e per liberare Frenesia dalla sua agitazione, è apparsa la gloria di Israele luce per le genti, è venuto Gesù ad animare coloro che aspettano e ha suscitato dappertutto il rimedio della speranza, cioè la vita consacrata.

La speranza ha chiamato uomini e donne da ogni paese per mantenere vivi tra tutti i popoli il rimedio contro la nostalgia e il rimedio contro la frenesia. Uomini e donne che aspettano la consolazione di Israele, che sono testimoni della speranza affidabile offerta dalla promessa di Dio.

La vita consacrata deve abitare nel paese di Nostalgia, senza lasciarsi contagiare dalle sue malattie: i consacrati vivono sperando, annunciano il regno di Dio che viene, desiderano la vita eterna e contagiano gli abitanti di Nostalgia. Pregano e cantano, pregano e amano, pregano e aspettano che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.

 

La vita consacrata deve abitare nel paese di Frenesia, senza lasciarsi contagiare dalla sua manie: i consacrati vivono immersi nel presente, disponibili al servizio, e in questo presente tribolato o lieto annunciano la speranza, seminano la pace. Vivono infatti la persuasione che ogni cosa può essere utile, ma niente è necessario come il compimento delle promesse di Dio. I consacrati si impegnano in ogni cosa, ma sanno che la salvezza non viene dalla quantità delle loro opere, ma dalla verità della comunione con il Signore. I consacrati apprezzano il presente: quando possono fare molto e quanto non possono fare niente, perché in questo presente entra la consolazione di Dio e la promessa della vita eterna e felice.

I consacrati sono interessati al passato, ma non lo rimpiangono, sono interessati al presente, ma non vi si perdono, sono interessati al futuro, ma non si illudono: piuttosto credono, sperano, invocano che entri nelle tenebre la luce del Signore e venga il suo Regno e che il cammino di tutti si compia in paradiso”.

 

Al termine della Santa Messa è stato distribuito il questionario sul Sinodo appositamente dedicato a chi vive lo stato di Consacrazione.

Che lo spirito Santo sia la nostra guida e l’intercessione della Madonna e il nostro padre fondatore Luigi Orione ci aiuti a rinnovare sempre la nostra consacrazione.

 

Ave Maria e Avanti.

La Comunità PSMC di Milano

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