19 marzo
Nel contesto della celebrazione della giornata missionaria orionina della Provincia Mater Dei, domenica 17 marzo, a Roma, in Casa provinciale, Sr. M. Chiara Pilota ha tenuto un incontro insieme ad alcune famiglie e giovani su cosa voglia dire essere missionari e come essere missionari oggi alla luce del mandato di Gesù e dell’Evangelii gaudium.
Missione! Che parola magica. Mentre la pronunci ti sembra di sentire la sua melodia nuova e antica e quasi ne intravvedi la forma, le possibilità …
Missione è una parola simbolo: parola che raccoglie, richiama e tiene insieme molte altre con una ricchezza di significati incredibile!
Questa parola assomiglia ad un frutto carico di dolcezza perché giunto a piena maturazione, avendo assorbito tutto il calore e il sole dell’estate. la sua bellezza invita a gustare il suo fragrante sapore. Se però viene ripetuta solo come una espressione verbale si trasforma in una parola alla moda che rischia di perdere la sua carica di novità senza ferire e scavare solchi profondi nell’anima. Invece la parola missione ha un suono e un ritmo musicale straordinario. Se non è agganciata alla vita si fa voce, ma senza farsi carne, ci riempie la bocca, ma lascia vuoto il grembo. Quando lo Spirito soffia questa parola missione acquista una forza, una energia e una potenza che dà bellezza e ritmo alla nostra esistenza, al nostro vivere in cammino con Cristo in questo nostro mondo complesso e drammatico, ma tanto tanto amato da Dio.
La parola missione porta il sigillo e l’impronta di Dio: è una parola libera e liberante; è una parola rivelativa e testimoniale perché manifesta ciò che appartiene a Dio e ciò che è compito dell’uomo. È una parola scomoda, provoca e ferisce come un’arma a doppio taglio, penetra nella mente e ferisce anche l’anima.
Missione è una parola vera e profonda sulla realtà che ha un grande potere evocativo, trasformativo, educativo a patto che diventi suono, melodia e canto come diceva san Luigi Orione: “Amo e canto. Dare la vita cantando l’amore” …
“I piccoli, i poveri, i ciechi, i vecchi, gli afflitti, gli orfanelli, i malati sono il mio sogno, il canto di Dio che da anni mi passa nell’anima, nella mente e mi gira tutto d’intorno e mi ferisce il cuore e mi fa vivere e mi fa morire di un foco ardentissimo e mi fa esclamare: o amore di Gesù, o amore dolce ai piccoli e ai poveri di Gesù: o amore, o morire d’amore!”
Questa sentiva essere la sua missione e il cantico della sua vita e l’ha annunciata a ciascuna di noi a cui ha dato il nome di Piccole Suore Missionarie della Carità e a tutti coloro che vogliono lasciarsi coinvolgere in questa comunione di amore!
Gesù Eucarestia, ieri sera, ci ha ripetuto con insistenza che la missione non è solo parola, desiderio, azione, ma è la tua stessa persona perché tu non solo hai una missione, ma sei una missione!
”La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare”. (EG)
C. P.