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 Approfondendo la Decisione sullo stile di vita Atti dell’XI CG

 

Impostare le strutture della vita comunitaria sul valore e la dignità della persona con una circolarità più dinamica nei rapporti e nell’agire, favorendo la flessibilità e la semplicità nell’organizzazione. 

 

(Dimensione sacerdotale: n° 18, pag.50)

 

Il “puzzle” precedente ci ha fatto riflettere ed approfondire le dinamiche del nuovo paradigma di Chiesa e dello “stile nuovo” di vivere e di agire come gioiosi discepoli di Gesù: il dialogo, la partecipazione, la condivisione, la corresponsabilità, la riconciliazione, la progettualità, l’accoglienza e la vicinanza. Il “pezzetto” di oggi ci conduce ancora in avanti: è importante approfondire i valori, ma è decisivo trasformare la vita, gli schemi, le strutture in coerenza con i valori, affinché il “modo-stile vissuto” sia evidenzia “muta” dei valori.

 

È assolutamente inutile parlare di dialogo e corresponsabilità, di progettualità e accoglienza… se nei nostri ambienti comunitari e apostolici non si dialoga, non si partecipa e progetta, non si accoglie… La “ricreazione”, “rifondazione” e “innovazione” delle forme, dell’organizzazione e delle strutture nuove e inedite la realizzeranno solo persone “ricreate, rifondate, rinnovate”. Le nostre persone: abitudini, costumi, pensieri, parole e atti dovrebbero essere sostanzialmente e visibilmente “dialogali”, “partecipative”, “accoglienti”, “comunicative”. Le nostre comunità: orari, strutture di partecipazione e di coinvolgimento, forme di incontro e di scambio tra di noi e con i laici, dovrebbero essere concretamente “dialogali”, “partecipative”, “aperte”, “flessibili”, “coinvolgenti”, “semplici”.

 

Chi non ha mai pensato o detto questa frase: “si parla tanto… ma non cambia nulla!”? Certo! Ma mi domando e vi domando: perché non cambia nulla? Non sarà che dietro a certe espressioni, in realtà, nascondiamo le nostre irresponsabilità, le nostre pigrizie, le nostre paure? Queste sono frasi di chi, dall’altro marciapiede, osserva, punta il dito, emette sentenze e critiche distruttive, ma non “entra” nel dinamismo del cambio e della conversione. E questo non viene da Dio, ma dal Nemico, che cerca solo di scoraggiare, di distruggere e seminare zizzania.

 

Mai il cambiamento avverrà solo per “decreti”, ma avverrà solamente e unicamente per decisioni personali, per adesione, per conversione personale. Tutte soffriamo l’inadeguatezza di certe “forme” (di preghiera, di vita comunitaria, di apostolato, di obbedienza), in tutte le opportunità che ci viene chiesta una valutazione della nostra vita, eleviamo questo “grido”. Ma, quando arriva il momento personale e comunitario di trasformare le abitudini, le dinamiche, l’organizzazione, l’orario, l’apertura… No!!! Perché “sempre si è fatto così”! Perché “Don Orione… perché le Costituzioni… perché… perché…” ecc. ecc.… Ma: perché”? Magari perché non ci vogliamo scomodare, perché non vogliamo rischiare, perché abbiamo paura di “innovare”… ma se i “frutti” non sono quelli aspettati, allora sì, è più facile scaricare la responsabilità del nostro disaggio, delle nostre demotivazioni e mediocrità, sull’altra, specialmente se quest’”altra” è l’autorità a qualsiasi livello.

 

Non è questa la logica di Gesù. Gesù ha creduto ai valori nuovi del Regno, ha aderito personalmente, le ha annunciato ai discepoli e al popolo, ma non ha scaricato le sue responsabilità su nessuno, e ci ha redenti perché ha deciso personalmente di viverli, pagando con la sua vita. Solo allora è nata la nuova umanità, il nuovo popolo, la nuova creazione, la nuova forma di relazionarci con Dio, come Padre e fra noi come fratelli e sorelle.

 

Il “pezzetto” di oggi è un invito a superare il dualismo e l’ipocrisia, è una chiamata a “prendere posizione”, innanzitutto e prima di tutto “personalmente”, a superare la schiavitù della paura del nuovo, dell’inedito per “rischiare” le vie mai viste che lo Spirito Santo ci sta indicando con “gemiti inesprimibili” (Rm 8,26b). La Vita religiosa avrà futuro solo se le persone consacrate siamo disponibili a “ricrearla” sul valore e la dignità della persona umanache siamo oggi. È questo ciò che l’XI Capitolo generale ha scoperto e ha plasmato nella Decisione sullo stile di vita e che tutte abbiamo accolto con speranza e con gioia. Non c’è tempo da perdere! Abbandoniamo subito la “trincea” della mentalità del: “nulla cambia!”.

 

Se è vero che: “querer es poder”! (“volere è potere!”), allora domandiamoci: cosa “voglio”, “desidero”? Lo stile delle mie relazioni con le altre e con gli altri, è quello che “voglio”? lo stile di preghiera e di spiritualità che vivo attualmente, è quello che “voglio”? lo stile con cui mi sento e sono missionaria e realizzo l’apostolato oggi, è quello che “voglio”? Sono sicura che è questo ciò che “vuole” Gesù, la Chiesa, Don Orione…? Allora, comincia oggi a “volere” secondo i loro valori e vedrai che “si può”! Comincia tu, io… con coraggio e umiltà… ad essere “quel cambio” desiderato, e vedrai che non saranno più solo parole gli Atti dei Capitoli, le Circolari, gli incontri formativi, i discorsi del Papa… Dio ha messo questo “potere” nelle mie e nelle tue mani: “impostare strutture adeguate alla persona che siamo oggi, flessibili, semplici, più leggere ma più autentiche, per favorire il calore della vita e dell’esperienza, e non il ghiaccio della legge e della formalità”. Altrimenti saremo noi stesse ad uccidere di nuovo Gesù, sotto forme e stili obsoleti e sterili, e sotto le quali, dopo, uccideremo anche la nostra gioia, il nostro entusiasmo, la nostra passione missionaria, la profezia… la nostra vocazione!

 

Leggiamo personalmente e decidiamo una personale e concreta conversione e trasformazione. Condividiamo comunitariamente, ricordando il “pezzetto” precedente e decidiamo insieme quelle trasformazioni comunitarie che comincino a rendere concrete le “parole”. Ricordandoci che “querer es poder” (“volere è potere”).

 

Coraggio e buona riflessione!

 

 

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 Approfondendo la Decisione sullo stile di vita Atti dell’XI CG

 

Promuvere dinamiche di dialogo, partecipazione, condivisione, corresponsabilità, riconciliazione, progettualità, accoglienza, vicinanza, e favorire moenti di distensione e spazi di tempo per coltivare la fraternità.

 

 

(Dimensione sacerdotale: n° 17, pag. 49-50)

 

Riprendiamo le riflessioni mensili, dopo la sosta di questi mesi, che è stata per noi provvidenziale, per la grande luce che ci è venuta dall’Assemblea generale e che arricchirà ancora di più il nostro approfondimento della Decisione sullo “stile di vita”.

Il “pezzetto” di questo mese ci è di grande aiuto, dato che in quasi tutte le nostre realtà, ci troviamo ad elaborare o rielaborare i progetti provinciali e locali, e anche, possiamo dire, i progetti personali.

È stata giustamente l’Assemblea generale, che ha invitato tutte le PSMC a riprendere un cammino di interiorità, di fraternità e di missionarietà, attraverso “nuove dinamiche” che ci aiutano ad attingere alla “fonte”, alla “sorgente”, che è Gesù, alla sua Parola. Siamo tutte invitate a sperimentare nuove “forme” di accesso alla spiritualità e alla fraternità, “disimparando” i vecchi stili per “imparare” le strade inedite dello Spirito Santo, per giungere ad una nuova maturità umana, spirituale e apostolica.

Il “puzzle” di oggi ci aiuta a riflettere su alcune di queste dinamiche che sono, inoltre, alla base della spiritualità, della comunione promossa dal Concilio Vaticano II e alla quale ci chiama con sollecitudine Papa Francesco.

- il dialogo: che non è soltanto dire parole, chiacchiere, informazione, ma fondamentalmente ascolto, comunicazione profonda e vera, dono, rispetto, reciprocità;

- la partecipazione: che non è soltantoessere presente”, maessere parte” viva, creativa, vitale della comunità e della Provincia;

- la condivisione: che non è solouso comune” o distribuzione, ma generosità, distacco, solidarietà, giustizia nell’offrire doni, pensieri, tempo, spazi, lavoro, gioie, pene, riuscite e sconfitte;

- la corresponsabilità: che non è solo fare ciò che “si deve” o ciò che “mi tocca”, ma che è essere personalmente responsabile della vita dell’altra, della comunità, della Provincia, del servizio apostolico e della vita della congregazione (senso di appartenenza!);

- la riconciliazione: che non è solo “sopportazione”, essere “in pace”, ma che è soprattutto perdono autentico, è offrire e offrirsi nuove opportunità di ricominciare, purificazione della memoria, docilità allo Spirito, fede e fiducia in sé e negli altri, altre;

- la progettualità: che non è solo organizzazione, ordine, ancora meno, rigidità di schemi e di iniziative, ma è tendere insieme verso il fine apostolico e carismatico comune, è uso giusto del tempo, dei doni di ognuna, delle risorse, evitando la dispersione e l’improvvisazione, che generano quasi sempre disagio e stanchezza;

- l’accoglienza: che non è solo “accettazione”, ma apertura di cuore verso l’altra/altro, saper farle spazio dentro al cuore, integrazione dell’alterità come diversità, libertà ed empatia;

- la vicinanza: che non è solovivere insieme”, ma è farsi “prossimo”, sensibilità, capacità di compatire con l’altra/altro, è parola e gesto opportuno, delicatezza e rispetto, intuizione e tenerezza materna;

In sintesi tutti questi atteggiamenti potrebbero esprimersi con un'unica parola: “AMORE”, di quello che ci parla Gesù: “dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

Ma, così come un seme ha bisogno di un “microclima” adeguato per poter germogliare, crescere e diventare una pianta o un albero, questi atteggiamenti hanno bisogno di un microclima comunitario” che favorisca la conoscenza reciproca, l’apertura e la fiducia. Quindi, non dovrebbero mancare nel nostro Progetto comunitario e personale, dei momenti concreti, sistematici e sereni per la “distensione e gli spazi per coltivare la fraternità”.

La nostra vita è già in se stessa attiva, e spesso sono proprio le tantissime attività ed impegni apostolici, che riempiono tutta la nostra giornata, tutta la nostra settimana, il nostro mese, il nostro anno… e rischiamo di vivere insieme, di fare molte cose (anche miracoli!), di correre per lavorare, correre per pregare, correre per la Messa, correre per mangiare… e nel correre… non “vedere” l’altra, l’altro che ci “sta accanto”.

Nella pag. 48 degli Atti XI CG si dice: “il senso della vita fraterna è la condivisione della propria esperienza di Dio nella fede, nella speranza e nella carità, degli ideali, degli obiettivi e dei fini apostolici e carismatici della comunità”.

Proviamo in questo mese, ad analizzare il nostro “ritmo” di vita, ad analizzare se il nostro “stile” e la nostra “organizzazione” favoriscono il vissuto di questi valori. Analizziamoci personalmente se siamo disposte a fare spazio all’Amore, a purificare “l’io egoico-bellico” che è in ognuna di noi, per diventare sempre di più “persone comunionali”. E proviamo ad avere il coraggio di “disimparare” qualcosa

Buona riflessione!

 

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