“Non andare in Africa, è pericoloso”; “Ti è andata bene una volta, non sfidare la sorte”; “Hai visto quanti ragazzi vengono poi rapiti o subiscono violenze?!”; “Se vuoi andare vai, sappi però che te la vai a cercare”. Queste o più frasi ho sentito prima di partire per il mese di agosto in Kenya come volontaria nelle missioni fondate dalle Piccole suore missionarie della carità di Don Orione.
Sono tornata per la seconda volta dopo la felice esperienza dell’anno scorso in cui mi sono affezionata alle suore, ai bambini e ragazzi aiutati nella missione e, più in generale, all’Africa.
Tornare a Laare, nella contea di Meru nel Kenya centrale, mi ha permesso di consolidare il legame con quel luogo. Può sembrare scontato, ma la cosa più preziosa che si può offrire a qualcuno è il tempo e la compagnia. Ed è principalmente questo quello che io e gli altri volontari abbiamo donato. Il resto: soldi, giochi e caramelle, è secondario. Il giorno che sono arrivata a Nairobi, sister Alicja, incaricata delle missioni, mi ha detto: “È più importante la vostra presenza dei soldi. Sono sicura che è Dio che vi chiama a venire qui. I bambini e noi missionari abbiamo bisogno di voi così ci sentiamo meno soli”.
Sono rimasta 3 settimane a Laare e poi ho accompagnato sister Alicja, la mia amica volontaria Federica e alcuni bambini kenioti con i loro sponsor polacchi a Malindi, un paradiso sulla costa africana. Non era previsto. Abbiamo cambiato il mio biglietto pochi giorni prima proprio per andare lì: in una casa meravigliosa a tre piani proprio di fronte al mare. Era la prima volta che i bambini vedevano l’oceano, è stata una gioia. Inizialmente, avevano paura di avvicinarsi alla riva ma poi hanno iniziato a tuffarsi nelle onde oceaniche e nell’acqua trasparente.
Queste e tante altre avventure abbiamo vissuto in Kenya. Difficile raccontare e spiegare quello che è stato. Tuttavia, porto con me quei volti ed è sempre forte la voglia di rivederli. Mi accompagna una frase in particolare che una donna, proprietaria di un negozio, mi ha detto quando ha regalato dei vestiti a Kanana, una bambina di strada: “We are planting seeds for tomorrow” (stiamo piantando dei semi per il domani). Un invito a ricordare che il bene che facciamo, ogni piccola azione, non è mai inutile. Sono, come disse Madre Teresa di Calcutta, piccole gocce nell’oceano ma se non ci fossero all’oceano mancherebbero.
E così, sì, me la sono andata a cercare e lo rifarò.
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