Approfondendo la Decisione sullo stile di vita Atti dell’XI CG
Curare la bellezza degli ambienti della comunità e dell’apostolato con femminilità e sobrietà”.
(Dimensione sacerdotale: n° 16, pag. 49)
Per troppo tempo, la bellezza, è stata quasi mandata in “esilio” in un certo modo di capire e vivere la spiritualità e l’ascesi, nella vita cristiana. L’accento era messo specialmente sulla razionalità (imparare e conoscere la “verità”) e sulla volontà (esercitarsi nella “bontà”, nel “fare del bene ed essere buoni”). La “bellezza”, spesso confusa con la vanità ed il piacere, è stata “giudicata” quasi “pericolosa” per il vissuto e per l’osservanza della virtù, una perdita di tempo! Ma vediamo che, sia nella Bibbia, sia nei Santi, il tema della “bellezza” è stato sempre presente. Perché? Lascio rispondere al famoso Card. Martini, nella Lettera pastorale del 1999, “Quale bellezza salverà il mondo?” dice: “La bellezza di cui parlo non è dunque la bellezza seducente, che allontana dalla vera meta cui tende il nostro cuore inquieto: è invece la "bellezza tanto antica e tanto nuova", che Agostino confessa come oggetto del suo amore purificato dalla conversione, la bellezza di Dio; è la bellezza che caratterizza il Pastore che ci guida con fermezza e tenerezza sulle vie di Dio, che è detto dal vangelo di Giovanni "il Pastore bello, che dà la vita per le sue pecore" (Gv 10,11). E’ la bellezza cui fa riferimento san Francesco nelle Lodi del Dio altissimo quando invoca l’Eterno dicendo: "Tu sei bellezza!"… Non si tratta quindi di una proprietà soltanto formale ed esteriore, ma di quel momento dell’essere a cui alludono termini come gloria (la parola biblica che meglio dice la "bellezza" di Dio in quanto manifestata a noi), splendore, fascino: è ciò che suscita attrazione gioiosa , sorpresa gradita, dedizione fervida, innamoramento, entusiasmo; è ciò che l’amore scopre nella persona amata, quella persona che si intuisce come degna del dono di sé, per la quale si è pronti a uscire da noi stessi e giocarsi con scioltezza”.
Da questa bella citazione del Card. Martini prendiamo alcuni spunti per la riflessione di questo mese.
- La “bellezza” è Dio, la “gloria” è la bellezza di Dio. Mi vengono alla mente le parole che il Sacro Cuore ha rivelato a Don Orione nella nostra Casa Madre: “da qui partirà la mia gloria”; allora, “da qui partirà la mia bellezza”! Noi, PSMC, attraverso la nostra “femminilità” abbiamo la missione di far risplendere la “gloria” di Dio, cioè, la “bellezza”, la tenerezza, la misericordia di Dio. Questa “bellezza” diventa evangelizzazione, apostolato, annuncio del Dio di Gloria, di Colui che è “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 45,3) e glorificheremo Dio con la nostra vita: “al re piacerà la tua bellezza” (Sal 45,12).
- La “bellezza” attira ed è gradevole. Nella scena della Trasfigurazione, gli apostoli che erano con Gesù, sperimentarono la gioia ed il fascino di quella “bellezza” mai vista e vollero restare lì: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende” (Lc 9,33). Una persona “bella”, una comunità “bella evocano la “bellezza” dell’essere e vivere con Lui, in Lui e per Lui. Una casa, una cappella, un’opera dove c’è ordine, armonia, pulizia, si rispecchia la “gloria” e la “bellezza” di Dio stesso. La “bellezza” di una fraternità che vive relazioni di apertura a Dio e all’altro, nell’amicizia, nella delicatezza, nel dialogo e nel perdono, nell’aiuto reciproco e la tolleranza, nella verità e nella bontà, è entusiasmante e attraente per le generazioni più giovani, ma è roccia ferma per la fedeltà e perseveranza delle più adulte e anziane. La “bellezza” è sorgente di speranza e di perseveranza.
- La “bellezza” salverà il mondo. Di nuovo risuonano le parole di Don Orione: “solo la carità salverà il mondo!” Se Dio è “bellezza”, se Dio è “carità”, allora, la “bellezza” è “carità”! La “carità” è “bellezza”! Dice ancora il Card. Martini: “Sento che ancora oggi la domanda su questa bellezza ci stimola fortemente: "Quale bellezza salverà il mondo?". Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche. Bisogna parlarne con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo: bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio”.
Rivediamo la bellezza della nostra vita, personale e comunitaria. Partire dalle cose più semplici: da noi stesse, dalla “bellezza” di un volto sereno e gioioso, dalla “femminilità e sobrietà” nell’ordine personale, negli ambienti comunitari, nelle nostre stanze, nei luoghi di lavoro e di apostolato. Partire dalla “bellezza” dei nostri gesti, pensieri e parole, delle relazioni fra di noi, con i laici, con gli amici, con i dipendenti. Rivediamo la “bellezza” della nostra preghiera, della musica, del canto, del silenzio e del dialogo. La “bellezza” è gentilezza, educazione, buoni modi, cordialità. La “bellezza” vuole uscire dal suo “esodo”, riempire la nostra Vita consacrata di nuova luce, di nuovo fascino. La “verità” e la “bontà” sono più splendenti se rivestite dalla “bellezza” che è “gloria”, che è anche “santità”. Ma questo l’avremo solo attingendo alla fonte della “Bellezza”, come Mosè, che scendendo dal Monte Sinai, “la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con Lui” (Es 34,29b).
Rivediamo quanto abbiamo di questa “bellezza”? Da quale “esodo” dovremo far tornare la “bellezza”? Come rendere tutte le dimensioni della nostra Vita consacrata, più “belle”? Quale legame c’è tra la “bellezza” e la “contemplazione”? Buona riflessione!